In quanto esseri umani abbiamo un innato bisogno di appartenenza. Secondo la teoria dell’evoluzione, il bisogno di sentirci parte di un gruppo risale all’era preistorica, quando l’essere lasciati soli comportava una minaccia reale alla sopravvivenza. Siccome le conseguenze dell’abbandono erano estreme, il nostro cervello si è evoluto in modo da cercare di evitare sempre la disapprovazione. Diverse ricerche hanno dimostrato che il rifiuto sociale attiva molte delle aree del cervello che si accendono quando sentiamo del dolore fisico, il che la dice lunga sul perché il senso di esclusione è così doloroso.
Sebbene non siamo più cavernicoli, rimaniamo profondamente avversi alla disapprovazione. Infatti a volte facciamo fatica a credere di essere persone valide, a credere di essere abbastanza, a meno che non riceviamo l’approvazione altrui. Questo scenario si presenta spesso proprio sul posto di lavoro.
Tuttavia, accontentare sempre tutti è un’impresa impossibile, perché come diceva Aristotele:
C’è solo un modo per evitare le critiche: non fare nulla, non dire nulla e non essere nulla.
Con l’andare del tempo, cercare continuamente l’approvazione in ufficio potrebbe avere degli effetti indesiderati sul proprio sviluppo professionale. Tentare di accontentare il proprio capo, i clienti o i colleghi lavorando lunghe ore o ricercando la perfezione ad ogni costo, potrebbe portare all’esaurimento nervoso e all’infelicità sia sul posto di lavoro che nella vita privata.
Come fare a capire se il proprio desiderio di essere produttivi e di essere apprezzati dal team è andato troppo lontano sfociando in un costante bisogno di approvazione? Prova a rispondere alle seguenti domande:
- Durante i meeting ti capita spesso di minimizzare o di cambiare il tuo punto di vista per compiacere il tuo capo o per essere d’accordo col resto del team?
- Ti capita di complimentarti coi tuoi colleghi per il lavoro svolto anche se non pensi che abbiano fatto un buon lavoro?
- Dici di sì ad ogni richiesta anche se comporta la compromissione dei tuoi limiti professionali?
- Preferisci evitare di far sapere che sei stata trattata ingiustamente da un collaboratore o dal tuo capo?
- Ti senti infastidita ed insultata quando qualcuno non è d’accordo con te o corregge pesantemente il lavoro che hai fatto?
Se ti riconosci in uno o più di questi atteggiamenti, è ora di riprendere in mano la situazione e di rivedere la tua tendenza a cercare sempre l’approvazione.
Step 1: chiediti da dove arriva il tuo bisogno di approvazione
Molto spesso il bisogno di approvazione sul lavoro ha origini nel proprio vissuto. Per esempio, da piccola ti è stato insegnato il rispetto assoluto per l’autorità? Se è così, può essere che tu ti senta a disagio nell’esprimere un disaccordo in un contesto lavorativo. Hai fatto fatica a farti amici a scuola e pertanto hai sviluppato il timore di essere esclusa? Questo potrebbe portarti oggi a fare qualsiasi cosa pur di sentire l’approvazione dei tuoi colleghi.
Prova a riflettere su come la tua infanzia o adolescenza possano aver contribuito alla tua attuale tendenza a ricercare sempre l’approvazione.
Step 2: diventa amica della disapprovazione
Ripensa ad un momento in cui hai mancato una scadenza o hai deluso il tuo capo. Come hai reagito in quella circostanza? Come hai recuperato? E cos’hai imparato? Nella maggior parte dei casi sarai stata in grado di recuperare la situazione e probabilmente è stata un’esperienza arricchente dal punto di vista professionale.
Se ti fermi un attimo a pensare, la disapprovazione è una forma di feedback cioè ricevi delle informazioni che puoi utilizzare per migliorarti ed essere più preparata alla prossima sfida. È anche un modo per re-inquadrare la disapprovazione come qualcosa di positivo. Vuol dire che stai andando avanti e stai superando i tuoi limiti anziché rimanere nella tua zona di comfort.
Step 3 abbraccia il concetto di crescita costante
Quando ti concentri sull’imparare e sul migliorare costantemente, ti liberi dal bisogno di approvazione degli altri. La psicologa Carol Dweck ha scoperto che gli individui che vedono le abilità e le capacità come acquisibili e sviluppabili nel tempo piuttosto che come caratteristiche innate e non modificabili, hanno più probabilità di realizzarsi appieno. Coloro che hanno la mentalità della crescita costante hanno la tendenza a sfidare sé stessi molto più di coloro che hanno una mentalità “fissa” e che prendono i feedback come segno di disapprovazione e fallimento.
Se capisci che c’è sempre modo di migliorarsi, di crescere e di avere successo, puoi distaccarti dal continuo bisogno di approvazione.
Step 4: concentrati sul processo, non sul risultato
Se hai la tendenza a cercare l’approvazione, concentrati sul migliorare il processo piuttosto che sul raggiungimento di un particolare obiettivo. Quando ti concentri troppo solo sul risultato, come ad esempio una promozione o un aumento di stipendio, fai dipendere la tua autostima da standard esterni che nella maggior parte dei casi sono fuori dal tuo controllo.
Ad esempio, anche se stai conseguendo degli ottimi risultati e raggiungendo tutti gli obiettivi prestabiliti, la tua azienda potrebbe essere un po’ in sofferenza e potrebbe decidere di congelare i salari per un po’ di tempo. Questa circostanza è completamente al di fuori del tuo controllo e non ha niente a che vedere col tuo valore come impiegata, quindi se ti concentri solo sul fatto che non riceverai un aumento immediatamente, sarai destinata a rimanere delusa.
Al contrario, se ti concentri su ciò che puoi controllare, ovvero sul processo, puoi ridurre l’effetto che il ricevere o meno approvazione ha su di te. Ad esempio, potresti concentrarti sull’essere più organizzata, in modo da essere più efficiente e di conseguenza ancor più meritevole di una promozione in futuro.
In fin dei conti, l’unica persona a cui devi davvero rendere conto sei tu. L’approvazione di te stessa è un aspetto cruciale per la tua integrità e per la tua felicità nel lungo temine. Lavorando sul ridurre il tuo bisogno di approvazione, onori te stessa e i tuoi bisogni, piantando così i semi per felicità e soddisfazioni durature.
A cura di Alessandra Bonini